Archive for the ‘dblog’ Category

delirio canoro – 390

Moroso: Morosa… hai presente la canzone “Jingle bells”?
Morosa: Eh, chi non la conosce… Hai pensato di cantare quella durante il matrimonio?
Moroso: No… peggio. Oggi ero in laboratorio e mi è venuta in mente questa canzone, ma in una versione leggermente diversa….
Morosa: e sarebbe?
Moroso: ecco… Cantavo “single cell, single cell, single all the way…”  Dici che sia grave?

Fortunatamente, è venerdì e Natale è ancora lontano.

 

OS syndrome – 389

Il primo giorno siamo andati da Interdiscount. Non c’è. Corsi da Mediamarkt, lo abbiamo trovato chiuso: mannaggia ai negozi svizzeri che chiudono alle 18.30.
Il secondo giorno siamo tornati da Mediamarkt, stavolta prima dell’orario di chiusura. Non c’è.
Il terzo giorno siamo andati direttamente nel negozio specializzato. Ancora una volta dopo le 18.30; ancora una volta, negozio chiuso.
Il quarto giorno siamo tornati nel negozio specializzato. Siamo entrati dentro a quella che sembra la casa di un privato, aggirandoci per corridoi vuoti e computer accatastati. Lo avete? Oh, perfetto… lo compriamo subito.

Dopo mesi di attesa, dopo infruttuosi quanto frustanti tentativi, dopo spasmodica, pruriginosa ansia da lancio, il moroso è finalmente orgoglioso proprietario di snow leopard.

Moroso, perché volevi questo sistema operativo con così tanta urgenza? Per caso il tuo Mac funzionava male con quello vecchio?
Morosa, lascia perdere. Non capiresti.

Inutile dire che, quando il disco rigido esterno si è impallato mentre faceva il backup di tutti i dati e il moroso ha dovuto ricominciare da capo il trasferimento dei suoi 70 giga, rimandando così, ancora una volta, l’installazione del suo nuovo fiammante snow leopard, una risata io me la sono fatta.



la notte è lunga – 388

Ore 22.30. Bacino della buona notte al moroso; salutino e carezzina alle gattine; stiracchiamento di schiena e gambe: sono sotto le coperte e mi lascio lentamente andare.

h 22.45. Suona il telefono: mia mamma. Ciao mamma, cosa c’è? Ah, volevi solo chiaccherare? Interessante. Davvero? mia cugina ha passato l’esame di ammissione all’università? Mmmm. Ah, hai paura che i fiori in chiesa non siano abbastanza? No. Basteranno. L’invito per te? devo ancora pensare se invitarti, in effetti. E mia sorella, cosa? Ah, non ha visto l’invito. Eh… lo riceverà. Ok. Adesso abbiamo parlato. Posso dormire?

h 23.05. Un urlo. Un botto. Il moroso mi salta in camera hanno sparato, hanno sparato. Stai lontana dalla finestra, spegniamo le luci. Tiriamo giù le tapparelle. Ok, sbirciamo. Mmmm. Non c’è niente e nessuno. Nessun morto. Puoi tornare a dormire. Tranquilla. Scusa del disturbo.

h. 23.15. Un pensiero. Magari scrivo un post. Avrei quasi l’ispirazione. E poi tanto non ho più sonno. Qui è impossibile dormire. Il post è già chiaro nella mia mente: ci metterò poco a scriverlo e poi torno a letto.

h 23.35. Un senso di colpa. Morosa, visto che hai il computer acceso, potremmo dedicarci alla scelta delle canzoni da cantare durante la messa del matrimonio. Ti va? Non ci dovremmo mettere tanto. Dovremmo farlo prima o poi. Sei sicura che questa canzone non ti piaccia?

Ore 00.15. Per dormire in questa casa, bisogna prendere appuntamento col cuscino. Ah, bene. Il moroso si è fregato il mio cuscino…



cervello di gallina – 387

La morosa: …. ecco mi chiedevo, per caso, avresti un vettore di espressione per cellule di mammifero?
Il collega: sì, certo che ce l’ho. Hai fatto benissimo a venire da me a chiedere. Io ho tutto quello che ti serve.
La morosa: …. perfetto! che fortuna!!! perché, sai, io ne ho uno, ma non l’ho mai provato. Di conseguenza, non sono sicura che sia espresso in cellule di mammifero. E tu, ce l’hai. Il tuo promotore è espresso in cellule di mammifero e lo sai perché lo hai provato… in cellule di mammifero, vero?
Il collega: certo che sì. Io l’ho provato un sacco di volte in embrioni di pollo.
La morosa: … … …

dalla paura al terrore – 386

Numerosi contrattempi potrebbero far sorgere il dubbio che questo matrimonio non s’abbia ‘a fare.

I documenti del moroso che non sono arrivati in comune e quindi non si possono fare le pubblicazioni.
Il prete che, dopo quasi trentanni di onorato servizio nella parrocchia del mio paese, dà le dimissioni e molto probabilmente andrà in pensione proprio questo autunno.
Le scarpe bianche che si trovano in tutti i negozi, ma non della mia misura.
I reggiseni che non contengono, non stanno su, non sono bianchi.
Il coro, che prima c’è, poi non c’è, poi forse c’è.
Gli invitati “esteri” che all’inizio non ne vogliono sapere di venire, poi si lamentano di non poter fare shopping a Milano, poi decidono di presenziare con figli-morose-affini a carico e poi, no, ci costerebbe troppo, quindi non veniamo.
La corsa alla prima fila, che, se si dovesse accontentare tutti, dovremmo avere 10 testimoni a testa e 10 paggetti.
Le fedi che spiacenti, ma il moroso ha il dito troppo grosso, in negozio non teniamo una fede così larga, dobbiamo ordinarla, arriverà a fine mese.
Le canzoni per la celebrazione, che, fosse per il moroso, sarebbero tutte del repertorio corale del primo dopoguerra.
L’abito per la morosa che signorina, che colpa ne ho io se lei si è innamorata dell’abito in seta pura da tremila euro?
La breve vacanza in montagna che mi son rilassata sì, ma neppure con una lampada al giorno da qui ad ottobre riuscirò a far andare via i trecento diversi segni di abbronzatura sulle spalle (zaino, maglietta, spallina della canotta, spallina del reggiseno, capelli, borraccia…)
Le telefonate terrorizzate dei genitori hai invitato questo? hai detto a quell’altro? hai pensato a come-dove-quando-dire-fare-baciare-lettera-testamento?

Resisto stoicamente ad ogni genere di pressione; scuoto la testa di fronte agli incidenti di percorso e mi tiro su le maniche ottimista; faccio scudo contro le pressioni, gli stress, l’ansia. Affronto tutto serenamente.
Ho fatto mia la filosofia zen; nulla mi turba, niente mi spaventa. Faccio del mio meglio ogni giorno, maturando la mia imperturbabilità. Purtroppo, però, ben poco posso contro certi messaggi che si leggono nel bagno del laboratorio…. ma… dico… si può terrorizzare a tal punto una futura sposina??? tzè, prevenzione svizzera…

una cintura, no? – 385

Ho troppo da fare in questi giorni. Non ho il tempo di mettermi ai fornelli, di preparare la cena, di occuparmi del cibo del moroso. E quindi, beh, ognuno si arrangia mangiando quello che trova in giro: un po’ come i randagi, lo ammetto.

Moroso: Aspetta: un attimo solo. Ecco, passami la molletta. Perfetto. Oh, finalmente si ragiona. Adesso i pantaloncini non mi cascano piu’.
Morosa: mi stai dicendo che devi tenerti su i pantaloncini con una molletta da bucato perché altrimenti ti cadono?
Moroso: beh, piu’ o meno… sai, l’elastico…. e il cordone… e il cinturone… si’, mi cadono.

Sapevo che il moroso si era messo in dieta, ma evidentemente la situazione mi deve essere sfuggita di mano.

ferie? – 384

Devo andare in ferie. Smettere di lavorare. Darmi al cucito. Alle opere di bene. Alla pasticceria. Alla meditazione zen.
Perfino una lettura dei segni superficiale, scettica e inesperta come quella che posso fare io, è palesemente esplicita a tal proposito.

1. Dopo mesi di agonia, il mio computer si è suicidato portando con sè tutti i miei dati. Per fortuna che servivano solo a confermare che non c’è niente che funzioni: il ragno non si cava dal buco.
2. Nessuna traccia del mio studente nel suo primo giorno di stage. La sua voce assonnata che chiede scusa, che ore sono? quando l’ho chiamato al cellulare è stata piuttosto significativa. Io vado in lab all’alba perché arriva lui e lui che fa? si addormenta…
3. Il male al polso della domenica pomeriggio, lunedi’ mattina è diventato talmente insopportabile da dover correre a comprare polsiera e anti-infiammatorio. Di fronte al mio polso destro, gonfio e dolorante senza motivo, la farmacista ha pensato ad oscuri atti autolesionistici culminati in una frattura. Io l’ho usato come scusa per far lavorare lo studente al posto mio, col risultato che lui ha mandato in malora tutti gli esperimenti.
4. Spalmato l’anti-infiammatorio sul polso, ho scoperto che contiene peperoncino. Trattamento d’urgenza con litri di collirio per scongiurare che gli occhi, che mi son strofinata senza prima lavare le mani, mi si cavassero per il bruciore. Io mi spalmo l’anti-infiammatorio per lavorare e ci rimetto gli occhi.
5. Di fronte al mio pallore fosforescente, nessuno perde l’occasione di farmi notare che sarà impossibile distinguermi dall’abito il giorno del matrimonio. Abito che, per inciso, non ho ancora comprato perché sono sempre al lavoro. Lavoro, non prendo il sole, resto pallida e non mi compro l’abito.
6. Alla tv svizzera italiana trasmettono tutti i miei telefilm preferiti, ma in seconda serata. Cosi’, se li guardo, la mattina neppure le belve da salotto mi fanno schiodare dal letto. O i telefilm o il lavoro.
7. La mia collega, dopo due settimane di vacanze, ha avuto la decenza di presentarsi al lavoro solo un giorno su cinque. Motivo dell’assenza: stress da troppo (…) lavoro. Chi va in vacanza non riesce a rientrare al lavoro perché il pensiero del lavoro li annienta; chi va al lavoro non puo’ staccare perché di lavoro ce n’è troppo e non ci si puo’ tirare indietro.

Ufff. Devo andare in ferie. Smettere di lavorare. Darmi al cucito. Alle opere di bene. Alla pasticceria. Alla meditazione zen. Povera me.

e chi la paga la bolletta? – 383

La pulcetta non vuole parlare al telefono con me, per ore e ore.
La pulcetta non sente un desiderio incomprensibile di raccontarmi fatti suoi a monosillabi biascicati.
La pulcetta non ha bisogno di rendermi partecipe della sua vita.
La pulcetta non si confida, non si sfoga, non comunica.

La pulcetta non vuole riattaccare il telefono perché se lo faccio, cade la linea, si scollega l’adsl e tutto quello che ho fatto finora al gioco online non è servito a niente.

1. Maledetti, stra-maledetti, stra-iper-maledetti giochi on-line.
2. Evidenze scientifiche distinte dimostrano che il cromosoma Y è una vera fregatura. Stuff DNA.

Hamlet – 382

Non mi ricordo che anno fosse esattamente. Il 2000 forse. Forse qualche mese prima, forse qualche mese dopo.
18 anni per sbaglio. Indifesa, spaurita, inesperta. Alle prese con un mondo che avevo sempre guardato da dietro l’oblo’, con un certo superiore distacco e una certa timida diffidenza.
Con il mio primo computer e la odiatissima connessione 56 kappa. Il modem che si sconnetteva sempre; i fulmini che si accanivano su casa mia e mi bruciavano un pezzo di computer una settimana si’ e l’altra pure.
Spinta da una curiosità bambina, mi sono iscritta a iseekyou, il caro vecchio ICQ. Ho conosciuto personaggi variopinti, di cui, nella maggior parte dei casi, non mi fidavo minimamente. Tutti alla ricerca di qualcosa di fronte ad uno schermo beffardo, alla ricerca di un’illusione di vicinanza.
Non mi ricordo la notte in cui ci siamo conosciuti. Non so chi abbia fatto il primo passo.
Hamlet è diventato il mio principe. Un principe tormentato come da shakespeariana memoria. Un principe delle favole, reale e al tempo stesso irreale. Hamlet era da qualche parte, dall’altra parte di uno schermo, lontano e vicino.
Ci siamo scritti mail, nel cuore della notte fino all’alba. Io attendevo le sue con la trepidazione del bimbo che aspetta Babbo Natale. E ogni volta, le leggevo trattenendo il fiato, sentendo i suoi pensieri entrare in risonanza coi miei. Arricchendomi della sua ricchezza, tentando disperatamente di dargli pace per darla un po’ anche a me.
Non mi ricordo esattamente la notte in cui mi ha detto che non avremmo piu’ dovuto sentirci. Ho letto di questa sua decisione e ho pensato che la vita, quella vera, doveva avere il sopravvento. Era giusto cosi’. Il principe deponeva l’armatura e si lanciava nella vita.
Del mio amico, del principino, rimangono dei floppy (chi ha piu’ un lettore floppy al giorno d’oggi???) con le nostre mail e le nostre chat. Una foto sbiadita, stampata in bassa qualità, con la sua faccia da bambino stupito.
Nel 2006, in preda ad un raptus l’ho cercato. E trovato. Due libri pubblicati nel frattempo (quanto sono orgogliosa di lui!). Lo scambio di una lettera, la prima in cartaceo dopo tante mail. Le dediche nella prima pagina. Il nuovo arrivederci.

Due giorni fa, Hamlet è arrivato sul mio sito. Che non so nemmeno come ci sia finito qui (ti ho dato io l’indirizzo???). E’ riapparso come solo i principi possono fare. Il mio amico.
Scrivo questo post perché lo so che non c’è un domani con lui. perché so che l’ho ritrovato adesso e poi .. pufff… risparirà come i sogni all’alba. Principino, in sella alla tua vita, galoppi lontano. Grazie per le tue parole. Grazie per la tua amicizia, per i tuoi silenzi, per avermi insegnato che la vita va vissuta, tuffandosi nel mare caldo e ficcando le mani nella sabbia, facendosi su le maniche. La stima che ho per te rimane immutata. Il ricordo della nostra amicizia è dolce. Kiara è forse cresciuta, ha calcificato le ossa e si è ispessita la pelle. Kiara ha ancora un po’ di paura, ma ha imparato a conviverci.

Attendo il prossimo incontro. Arriverà.
ps. come stai? tutto bene? felice? Un bacio!

ei fu – 381

Il mio portatile ha tirato le cuoia.

Una morte annunciata, visto che da due mesi a questa parte dovevo coccolarlo fino a fargli fare le fusa per accenderlo.
Una morte meschina, visto che ha speso la sua ultima mezz’ora di vita a riempire un carrello online che io ho svuotato, subito prima di inoltrare l’ordine.
Una morte inspiegabile, visto che il moroso non sa farlo risorgere (e dire che i computer degli altri li salva sempre… tutti tranne il mio!).
Una morte molesta, visto che ora devo usare il computer del laboratorio e io odio la tastiera svizzera, che ha le vocali con tutti gli accenti possibili e immaginabili tranne per le poverelle, i & u.
Una morte immeritata, perché quel computer io l’ho sempre trattato benissimo e non credete al moroso che dice che lo pulivo troppo poco e era sempre pieno di polvere (… da quando in qua una casalinga disperata deve perdere tempo a spolverare un portatile, quando l’appartamento è infestato dagli acari e il moroso si imbottisce di broncodilatatori per respirare?).
Una morte triste per tutti, tranne per la pulcetta che ora vive nella speranza che io lo faccia riparare per poi regalarlo a lui.
Una morte senza un apparente significato, se non questo…