Archive for the ‘Senza categoria’ Category

testosterone

Inebriata dall'XY della pancia (che deve aver ereditato un po' del carattere collerico del maritozzo), la mogliettina riscopre un'aggressività notturna finora latente: in sogno, insulta il suo capo, prende a sberle i suoi colleghi, urla contro tutti i condòmini.
La notte scorsa, nel pieno di un sogno irritante in cui qualcuno cercava di rubarle la borsetta, la mogliettina ha mugolato, serrato i denti, contratto i muscoli e sferrato un pugno in aria. Il pugno è atterrato sulle creme anti-smagliature lì accanto, che sono sonoramente precipitate dal comodino a terra.

Maritozzo (voce impastata dal sonno, ma allarmata): amore, che succede?
Mogliettina: ah, no niente. Ho tirato un pugno in aria mentre dormivo..
Maritozzo: .. un pugno? e hai fatto cadere tutto quello che avevi sul comodino?
Mogliettina: certo… era un pugno forte  e io dormivo profondamente.
Maritozzo: mmm… fortuna che tua sorella ti ha consigliato di dormire sul fianco sinistro. Non oso immaginare la faccia pesta che mi avresti fatto, se solo ti avesse detto di dormire girata dalla mia parte...

Se continua così, maritozzo farà meglio a presentarsi a letto con il paradenti :)

perchè ci sono cose che non cambiano mai

Maritozzo: Ah, eccezionale! Oggi dovrebbero averla spedita!
Mogliettina: Cosa?
Maritozzo: La stampante, ovvio!
Mogliettina: Ma… l'hai comprata?
Maritozzo: Certo! Non te l'ho detto che questo modello è perfettamente adatto alle nostre esigenze?
Mogliettina: Sì. Ma non hai detto che l'avevi già comprata!
Maritozzo: Beh, se è perfetta, perchè aspettare per averla?

Nel caso ve lo foste chiesti, vi posso rassicurare: no, maritozzo detto-fatto non è cambiato per niente! :)

wind of change

Un appartamento nuovo.

Un lavoro nuovo per maritozzo.

Un figlio in arrivo.

Da qui alla fine dell'anno, ci sarà da divertirsi.

Non classificato

Avvistato sotto casa nostra.

26 parole, di cui 12 sbagliate. Si salvano i numeri e gli articoli.
Per i bambini svizzeri del nostro vicinato, le prove di ortografia devono essere una maledizione.

Un franco per una corona

Il capo ha sganciato la bomba: “Jeg har fået et jobtilbud i København…”

Io e maritozzo siamo quasi-ufficialmente invitati a partire. Chiara, sarei felicissima se continuassi il tuo progetto laggiù con me o col direttore del centro. E tu, Filippo, non preoccuparti: troveremo di sicuro una soluzione anche per te.
Io e maritozzo, per il momento, ci avvaliamo della facoltà di non rispondere e ci limitiamo a pensare.

Dopotutto, tra i Paesi nordici, la Danimarca è quella più a sud di tutti, no?

Winbledon in camera da letto

Maritozzo annaspa sotto il peso del futuro incerto e dorme male la notte.

Mogliettina: Tesoro… allora? incubi angoscianti anche stanotte?
Maritozzo: Yawn… mmm… fammici pensare… Stanotte ho sognato che tu vincevi un torneo di tennis sconfiggendo contemporaneamente Serena Williams e Andre Agassi. Ero così orgoglioso di te!
Mogliettina, con un sospiro di sollievo: Ohhhh.. finalmente un bel sogno!!! Era ora!
Maritozzo: Sì.. è stato proprio bello… tu li sconfiggevi e poi ti ritrovavi a dover giocare da sola contro tutto il pubblico. In pratica, il campo avversario era invaso di persone e non c’era un buco-dico-uno dove far cadere la pallina… Io dovevo aiutarti… Giocavamo in coppia… E tu… tu sì che eri brava…. giocavi benissimo… E rispedivi la palla sempre nel campo di là… solo che non era proprio una palla… era più un mazzetto di pezzi di metallo pesante… ma tu… eri fantastica! ce la facevi sempre e non sbagliavi mai. Proprio un bel sogno! io, invece, non ero per niente capace… e mi affannavo, e correvo, e sudavo, e ci provavo con tutte le mie forze, e cercavo di aiutarti, per farti vincere… ma continuavo a sbagliare e prendermi il metallo dritto sui denti! Non puoi immaginare il male…
Mogliettina: ma… povero… in pratica, hai fatto un incubo brutto tanto come tutte le altre notti! Altro che bel sogno!
Maritozzo: no… io non sarei così negativo… Almeno, in questo, tu vincevi!

L’omeopatia non funziona. Forse dovrei portare maritozzo a giocare a tennis.



antidepressivo

Maritozzo: Evvai! E’ finalmente disponibile. 30 franchi meno di quello che avrei speso un mese fa.
Mogliettina: Beh, un franco risparmiato al giorno. Ne è valsa la pena. Vas-y. Approfittane e fatti un regalo.
Maritozzo: … …
Mogliettina: ?!?
Maritozzo: No, dài. Ho cambiato idea. Non mi serve. E peggio ancora, potrebbe non servirmi mai più. Chissà se troverò mai un altro lavoro.
Mogliettina: Ma…
Maritozzo: No. Non insistere. Lo comprerò solo se dovesse servirmi per un altro lavoro. Non continuare ad infierire. Per quello che ho da fare nei prossimi mesi, il mio vecchio basta e avanza.

10 minuti dopo.

Mogliettina: dove vai, maritozzo?
Maritozzo: a prendere la carta di credito.
Mogliettina: ma.. e tutta quella storia sul lavoro, la disoccupazione, cosa-ne-sarà-di-me, non-mi-servirà-mai-più-un-mac….
Maritozzo: eh, no… senti. Io ci ho provato a trattenermi… ma hai visto come ero triste? resistere alle tentazioni tecnologiche mi deprime. Anzi, non è che vuoi che compri qualcosa anche per te?

Nel momento stesso in cui ha smesso di preoccuparsi per la mia discussione di dottorato, maritozzo si è incrinato sotto il peso del futuro incerto. Confido nel potere taumaturgico dello shopping compulsivo di materiale tecnologico… altrimenti mi toccherà drogarlo di valeriana e camomilla… Un bacio!

la regina dei difetti

La mia nuova compagna di banco è una povera disgraziata che viene dal Belgio. Non senza sensi di colpa, io e maritozzo l’abbiamo ribattezzata ofego, l’unico nome che le calzi apparentemente a pennello.
E’ di una bruttezza malsana: un colorino grigio, capelli arruffati tenuti insieme da una ventina di mollette, una sciarpa blu di pashmina sempre (SEMPRE) attorno alla faccia (e, no, non è mussulmana), un viso arcigno anche quando non vorrebbe esserlo.
E’ di un’invadenza irritante. Ha cominciato espandendosi nel mio lato di scrivania con i suoi pidocchiosissimi articoli da prima della classe. Ha continuato frugando nel mio cassetto per prendere la graffettatrice, le forbici, la gomma, il cancellino, la matita, il pennarello. Ha perseverato piantando gli occhi sullo schermo del computer, leggendosi le mie mail e spiando i miei articoli ah, quello l’ho riconosciuto: è il clevers-tal-dei-tali, vero?
E’ dispotica, arrogante e acida. Interrompe chiunque stia parlando, dispensa consigli non richiesti, prende la parola quando tutti la ignorano, risponde alle domande rivolte ad altri, appropriandosi delle storie altrui, raccontandole e sparpagliandole ai mille venti. Ha tanti difetti e io non amo infierire sui casi umani. Però…

Serata PhD students. Party con formaggio e birra. L’ofego si aggira molesta. E’ eccitata, accalorata dall’alcool, dalla voglia di emergere, dalla fatica di dover far sentire la sua voce da criceto. Ad un certo punto, la calma: l’ofego sparisce. Quando ricompare, ha gli occhi lucidi e le guance arrossate. Ah, mi stavate cercando? No, nessun problema… Tutto bene. No, è che… ero andata in bagno.. e poi… sì, sapete avevo tanto sonno… non riuscivo a tenere gli occhi aperti… e quindi, sì, non so bene come dirlo, però… ecco, mi sono addormentata sul water e mi sono svegliata solo adesso…sì, per mezz’ora.. ma sapete, avevo così sonno…

La mia nuova compagna di banco è una povera disgraziata che viene dal Belgio. E’ brutta, sgraziata, antipatica, prevaricatrice, curiosa, fastidiosa e, sì… soffre pure di narcolessia… o_O’

*questo grazioso disegno è preso da Eloisa.

…definitionOFinVITROmicroenvironments…

Oggi, 22 Marzo 2011, si è tenuta la mia private thesis defense.
Sotto un fuoco di domande amiche (e non), ho opposto la mia strenua resistenza, seppur traballante per via dei tacchi improponibili.
Delle tre (sì, proprio TRE) ore di esame ho ricordi confusi.
In ordine sparso, la voce del presidente che incoraggia i giurati a far tutte le domande del mondo tanto non abbiamo nessuna fretta. Io che, bevendo, mi verso accidentalmente l’acqua giù per la camicia e giù giù giù fino alla pancia, sotto 5 paia di occhi che mi guardano contorcermi per il solletico. I post-it gialli sulle copie della mia tesi, con le domande da farmi e le correzioni da apportare al manoscritto. La voce che mi si incrina quando ringrazio il maritozzo all’ultima slide. Gli occhi del mio capo, impauriti più dei miei. L’ascella bucata del maglione di lana grigia di un giurato. La voce del mio collega che mi vede scendere in laboratorio, si volta verso maritozzo, gli dice “è arrivata, ha finito” e lo manda in avanscoperta. Quegli istanti in cui tutto passa davanti agli occhi e la testa formula il distinto pensiero “ok, questa è l’ultima slide: è la fine di questi anni”. Quell’incredulità che accompagna i bei momenti, quando sembra tutto troppo perfetto per essere vero; ti dissoci, ti guardi da fuori e ti pare impossibile che sia proprio tu, quella con la bacchetta di bambù, in piedi davanti a uno schermo. Quella che è partita da un paesino sperduto nella campagna; quella che ha sempre avuto paura di tutto, tanto da restarne a volte schiacciata; quella che ha preso un treno, un giorno, piangendo di fronte alle lacrime del suo papà sulla banchina della stazione mentre si  salutavano; quella che ha seguito le spinte del destino fino ad approdare qui. Quella che nonostante i pianti, nonostante la rabbia, nonostante la frustrazione, nonostante lo sconforto, nonostante il nervosismo, nonostante lo stress, nonostante tutto, si accorge di essersi spinta, ancora una volta, al di là del limite di ciò che credeva possibile.

Un capitolo si sta chiudendo e fra un po’ sarà il momento di andare oltre. Ovunque sia.

 

un piccolo passo per l’uomo…

1,000 miliardi di parolacce.
250,942 caratteri (compresi gli spazi).
214,618 caratteri (senza spazi).
36,988 parole.
3,572 linee.
1,200CHF di tasse per l’esame.
964 paragrafi.
262 referenze.
142CHF di costo stampa.
128 pagine.
31 figure.
30 ore di fila senza dormire.
5 commissari, di cui uno sta provando a darsela a gambe.
2 softwares re-installati, inultimente perchè non hanno mai ripreso a funzionare.
1 Mac (santo subito!).
1 PC (ma brutta carcassa traditrice, infima e infame!).

Ieri, alle 10.26, con ben un’ora e trentaquattro minuti di anticipo sulla scadenza, ho consegnato la tesi.

Io mi sto riprendendo. Il povero maritozzo… forse si riprenderà il mese prossimo. Un bacio!